Psicologia

Dipendenze: la dipendenza affettiva e la co-dipendenza

Negli ultimi anni si è avuto un profondo mutamento nel campo delle dipendenze, tale da rendere indispensabili, per un efficace contrasto del fenomeno, delle strategie d’intervento sempre più complesse e articolate. Ci troviamo a contrastare un uso ed abuso di comportamenti dannosi per sé e la società, con crollo dell’individuo, con ricoveri in strutture sanitarie, deterioramento fisico e psichico.

Nei prossimi articoli analizzeremo i comportamenti con uno sguardo alle dipendenze senza “sostanze” illegali ma caratterizzati da forme di addiction nel comportamento, nelle relazioni, nell’uso di tecnologie o piuttosto nei consumi. Atteggiamenti che si sviluppano all’interno della quotidianità attraverso abitudini legittime e socialmente incentivate e accettate.

Il più delle volte il soggetto affetto da queste dipendenze non ha la percezione di compiere qualcosa di rischioso per sé o per gli altri, non ha la percezione di un comportamento distruttivo.

Le differenze con il dipendente da sostanze psicoattive è soprattutto visibile dalla legalità, e perciò dall’accettazione da parte dei pari o del gruppo sociale, con la conseguente non problematicità di quello che sta accadendo o il più delle volte la svalutazione del rischio.

La dipendenza da sesso, dalle relazioni affettive, lavoro, cibo, sport, tecnologia digitale è qualcosa di cui non si può fare a meno in quanto parte essenziale della nostra esistenza.

SINTOMI COMUNI

  • Cambiamento del tono dell’umore
  • Dominanza dell’attività su pensiero e comportamento
  • Craving
  • Astinenza
  • Ricaduta
  • Necessità di aumentare la frequenza

DIFFERENZE

  • Dipendenza da sostanze: evitare l’incontro con esse
  • Nuove dipendenze: abbiamo un paradosso per cui le strategie tese all’evitamento sono messe in crisi, dalla richiesta a consumare e sperimentare con moderazione e in maniera consapevole.

 

L’obiettivo è mantenere il comportamento senza l’innesco della compulsività.

 

Affettività e co-dipendenza

La dipendenza affettiva rappresenta la madre di tutti i processi di addiction.

La propria affettività procede in equilibrio tra l’amore per l’altro e la sicurezza di sé.

Il buon esito di un investimento affettivo si ha con l’instaurarsi di una linea narcisistica sana, di un amore verso se stessi, di sicurezza e sensazione di poter contare sulle proprie capacità.

Se la relazione con la figura affettiva di riferimento è inappagante o assente, il bambino può adattarsi alla situazione frustrante ed in seguito difendersi contando solamente su se stesso e sulla propria autonomia, strutturando una personalità di tipo evitante. Al contrario può sviluppare uno schema di dipendenza dall’altro, perennemente  bisognoso della continua approvazione e conferma altrui, rimasto così “prigioniero di un bisogno non risolto di vicinanza e presenza dell’altro”.

Se seguiamo lo schema dell’evitamento dell’altro (con sintomi di vicinanza e all’opposto di lontananza), siamo spettatori di un continuo gioco di “esserci e non-esserci” tipico di determinate relazioni “a singhiozzo”. In questo schema la fonte di sicurezza diviene la propria sensazione di potere personale, di quel narcisismo patologico che non ha un coinvolgimento affettivo.

Il dipendente affettivo andrà a sviluppare un bisogno compulsivo dell’altro, un bisogno delle conferme altrui e di quell’attenzione che il dipendente non sa mettere su di sé. Il D.p.a. (dipendente affettivo) è caratterizzato da gesti  di amore immensi e dalla capacità di prendersi cura dell’altro, in maniera totalizzante, appagando in questa maniera i propri bisogni rimasti scoperti. Questi legami d’amore sono il più delle volte illusori, conflittuali e distruttivi.

Assistiamo ad una co-dipendenza affettiva dove i partner delle persone dipendenti diventano i potenziali salvatori.  La situazione più tipica è il ruolo della vittima e del salvatore.

  • Il dipendente affettivo si propone come risolutore delle problematiche del partner (l’alcoldipendenza, la tossicodipendenza, l’addiction da gioco…) nascondendo così la propria dipendenza;
  • La persona dipendente da sostanze delega al partner la propria salvifica cura, quando sappiamo che solo noi stessi possiamo curarci e metterci in discussione.

Il ballo della coppia: il salvatore e la vittima diventano i persecutori, accusati di essere uno il carnefice dell’altro.

Di solito questa relazione di aiuto non dona risultati, ma genera aggressività, frustrazione e tristezza.

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